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From: marco paquola
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Sent: Wednesday, November 20, 2002 11:05 AM
Subject: [redditolavoro:] I LORO CARABINIERI E LE NOSTRE ZUCCHE 2
I carabinieri sono oggi un corpo militare autonomo (al pari
dell'esercito, della marina e dell'aviazione), grazie ad una
sciagurata riforma voluta anche dal centrosinistra. Un corpo
separato, potente, efficiente, e che nessuno e' in grado di
controllare. Per dare un'idea della sua forza basti pensare che,
nonostante a Genova abbiano picchiato quanto i poliziotti, i
carabinieri sono stati solo sfiorati dalle polemiche e dalle
inchieste, e questo nonostante sia stato uno di loro ad uccidere
Carlo Giuliani. Si tratta di un corpo che ha un livello di segretezza
che nessuno e' in grado di sondare, a differenza della polizia la
cui realta' interna invece e' molto piu' leggibile, divisa com'e', e a
tutti i livelli, in vari organismi di rappresentanza (seppur quasi
tutti di destra). Da sempre i carabinieri sono in prima linea nella
repressione del dissenso sociale, anche se in una forma piu'
sottile e meno evidente della polizia.
Nessuno ha autorizzato i carabinieri ad investire personale, una
gran quantita' di soldi ed energie in una indagine che ha
spaziato in tutta Italia. Quante altre indagini stanno conducendo?
Quanti telefoni controllano? Quanta gente pedinano? Sarebbe
ora che la sinistra cominciasse a porre queste domande
contribuendo cosi' a tirar giu' i carabinieri dal piedistallo di
intoccabilita' che condividono con il presidente della repubblica
e il papa. E si guardi il loro tipico stile: quando la bolla sara'
scoppiata a rimetterci le penne sara' il magistrato che si e'
prestato al gioco, e non loro, a tuttoggi non indicati da nessuno,
se non da D'Avanzo, come i veri responsabili degli arresti.
Naturalmente, Fiordalisi, il pm di Cosenza autore dell'ordinanza,
non e' una "scheggia impazzita" della magistratura. L'esistenza
di un pezzo di magistratura che coraggiosamente contrasta i
"poteri forti", ha oscurato presso il pubblico progressista la
realta' di una corporazione che ha avuto ed ha non poche
responsabilita' nella repressione del disagio e della protesta
sociale. Non si contano i processi nei confronti di appartenenti
ai centri sociali per aver condotto azioni di disobbedienza civile,
ma la magistratura si e' guardata bene, salvo qualche
eccezione, dal fare le pulci alle parole e alle azioni dei leghisti. A
Bossi si e' persino lasciato erigere un Parlamento alternativo e
costituire una sorta di milizia (le Guardie Padane), ridicola certo,
ma non per questo, potenzialmente, meno pericolosa. Come
scrive Carlo Gubitosa su Peacelink: "Il reato di cui sono accusati
i "noglobal" arrestati il 15 novembre e' il 270/bis del codice
penale, che riguarda le 'associazioni con finalita' di terrorismo e
di eversione dell'ordine democratico'. Viene da chiedersi che
cosa accadrebbe se qualcuno pensasse di leggere il codice
penale qualche riga piu' sotto, scoprendo a poche righe di
distanza l'articolo 271, che punisce le 'associazioni antinazionali'
e prevede la reclusione da sei mesi a due anni per chiunque
'promuove, costituisce, organizza o dirige associazioni che si
propongono di svolgere o che svolgono un'attivita' diretta a
distruggere o deprimere il sentimento nazionale'."
Il pezzo di stato e di politica che ha spinto a favore degli arresti
ha senz'altro avuto per fine colpire l'area verbalmente piu'
radicale del movimento (disobbedienti e cobas) per intimorire
tutti gli altri, ha sperato che la parte piu' "moderata" si attardasse
in sottili distinguo, che nell'opinione pubblica si creassero
associazioni mentali del tipo
noglobal-protesta-violenza-eversione-terrorismo che cosi' bene
avevano funzionato in passato. E che la rabbia giustamente
provata da gran parte di chi si sente parte del movimento
sfociasse in episodi che allontanassero la simpatia di massa
che ci si e' guadagnati a Firenze. Non e' certo una tattica nuova:
anche il '68 e' nato pacifico, ma si e' scontrato con infinite
provocazioni, e poi con stragi e bombe. Come scrive D'Avanzo:
"Questa claunesca inchiesta giudiziaria puo' spingere il
'movimento dei movimenti' verso forme di radicalismo violento e
sovversivo. Dall'altro lato, in una congiuntura difficile per il Paese
e il governo (crisi economica, crollo della Fiat, disoccupazione
crescente, disagio meridionale), puo' farsi largo chi trova
conveniente giocare la carta del 'tanto peggio, tanto meglio'
magari per rafforzare e difendere, in tempi grami, il proprio
potere. O, al contrario, perche' escludere che si faccia avanti chi
crede di poter, sul filo della violenza, dare una spallata definitiva
a un governo incapace di affrontare i problemi del Paese e in
crisi di fiducia popolare? Le sortite di un tipo come il deputato
padovano di An, Filippo Ascierto, (carabiniere, gia' presente nella
sala operativa di Genova durante i disordini del G8, si augura
che 'tutte le procure italiana procedano nei confronti dei
Disobbedienti') sono il segno di questa irresponsabilita'
politica."
Fortunatamente la risposta del movimento e' stata pronta,
incisiva e di massa. La lucidita' che gia' abbiamo visto all'opera
a Firenze ha permesso a tutti, e a tutte le componenti, di
comprendere il trucco, il tranello, il gioco. Una provocazione di
questo genere e di questa dimensione in qualsiasi Paese
produce proteste che vedono almeno qualche scontro, o arresti,
o incidenti. Nonostante la rabbia, invece, nelle manifestazioni
che si sono immediatamente sviluppate nulla di tutto cio' e'
accaduto. Lo si deve ad una acquisita straordinaria lucidita'
politica di massa: la capacita' di intuire al volo qual e' la trappola,
e cosa si deve fare per non cascarci.
La saldatura che si e' verificata a Firenze, e che costituisce il
vero salto qualitativo della fase politica italiana, e cioe' la
convergenza tra il movimento noglobal e quello dei lavoratori
rappresentato dalla CGIL, rispetto a questa difficile prova ha
tenuto. Il blocco politico composto da
correntone-prc-cgil-noglobal ha trovato anzi un nuovo motivo di
solidarieta' e unita' interna di fronte all'attacco. Si e' arricchito
anche della convergenza del movimento dei girotondi, sceso in
piazza a protestare con gli altri contro gli arresti. Per chi ha
vissuto negli anni settanta la lotta senza quartiere tra PCI e
movimenti, con un PCI che scattava sull'attenti di fronte alle
iniziative di organi dello stato, leggere il comunicato
immediatamente fatto uscire dalla FIOM, i commenti dell'ARCI e
della Rete Lilliput, uniti nell'esprimere la piena solidarieta' agli
arrestati senza frasi del tipo "aspettiamo di leggere le accuse"
(come invece hanno fatto Fassino, Rutelli & C), ci fa dire che
l'azione dei carabinieri si sta rivelando un boomerang.
UN ATTACCO TARDIVO E SCOMBINATO
Dopo un giorno di silenzio delle destra (con dichiarazioni di
Schifani di sostegno all'azione di Fiordalisi), il 17 lo stesso
Ministro dell'Interno Giuseppe Pisanu con un breve dispaccio ha
preso le distanze dall'iniziativa cosentina. E cosi' tutta una serie
di esponenti della destra. Tra questi il 18 anche Alfredo
Mantovano, sottosegretario all'Interno, e appartenente alla forza
piu' vicina a polizia e carabinieri: AN. Questi afferma tra l'altro: "I
dubbi gia' emergono leggendo le imputazioni." Contesta poi che
si possa imputare la costituzione di "associazione sovversiva"
che "non e' una SPA, non si va dal notaio a depositare l'atto
costitutivo." Dello stesso tenore le dichiarazioni di Bossi ed altri.