>From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac(a)tin.it>
>To: "centro di ricerca per la pace" <nbawac(a)tin.it>
>Subject: La nonviolenza e' in cammino. 576
>Date: Wed, 23 Apr 2003 21:47:03 +0200
>X-Mailer: Microsoft Outlook Express 6.00.2600.0000
>
>LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO
>
>Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
>Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
>Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
>Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac(a)tin.it
>
>Numero 576 del 24 aprile 2003
>
>Sommario di questo numero:
>1. Piero Calamandrei: epigrafi per uomini e citta' della Resistenza
>2. Maria G. Di Rienzo: come parlare dei nostri scopi e delle nostre idee
>3. Rossana Rossanda: il Gramsci di Fiori
>4. La "Carta" del Movimento Nonviolento
>5. Per saperne di piu'
>
>[...]
>
>2. FORMAZIONE. MARIA G. DI RIENZO: COME PARLARE DEI NOSTRI SCOPI E DELLE
>NOSTRE IDEE
>[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59(a)libero.it) per
>questo intervento. Maria G. Di Rienzo e' una delle principali
collaboratrici
>di questo foglio; prestigiosa intellettuale femminista, saggista,
>giornalista, regista teatrale e commediografa, formatrice, ha svolto
>rilevanti ricerche storiche sulle donne italiane per conto del Dipartimento
>di Storia Economica dell'Universita' di Sidney (Australia); e' impegnata
nel
>movimento delle donne, nella Rete di Lilliput, in esperienze di
solidarieta'
>e in difesa dei diritti umani, per la pace e la nonviolenza]
>La maggior parte degli attivisti e delle attiviste ricava molte
frustrazioni
>nel tentare di comunicare con le persone che non sono d'accordo con loro.
Le
>difficolta' aumentano quando le persone a cui si parla sono sinceramente
>convinte che i gruppi politici ed economici del dominio stiano facendo del
>loro meglio per il bene del mondo (e che, quando prendono decisioni in
tutta
>evidenza clamorosamente mostruose, non avessero altra scelta a
>disposizione).
>L'ovvio problema che ci si presenta e' il rischio di isolamento rispetto a
>un grande numero di individui di cui, invece, abbiamo necessita' come
>sostenitori, e che potrebbero diventarlo se fossero aiutati a capire
perche'
>facciamo quel che facciamo.
>In generale, le persone non cambiano idea a causa di una dimostrazione di
>massa o di una protesta, per quanto ben riuscita: non cambiano idea fino a
>che non ne comprendono le ragioni. Questo, sia chiaro, non toglie
>assolutamente valore alle manifestazioni, alle veglie, ecc.; tali azioni
>servono di sicuro a creare discussione, a dimostrare l'impegno di chi vuole
>il cambiamento, e spesso forzano i potenti a darci risposte, pero' non
>mutano le opinioni del cosiddetto "uomo medio", a meno che all'azione non
si
>riesca a far seguire una buona discussione sulle idee ed i convincimenti
che
>ci hanno indotti ad intraprenderla.
>Generalmente, le persone conoscono le notizie attraverso i media, in
special
>modo attraverso la televisione. Rispetto a qualsiasi tipo di protesta, i
>media tendono a mostrare tutto cio' che e' "estremo" e lo spettatore non
>udra' mai una qualsiasi spiegazione diretta da chi sta protestando. La
>ragione e' molto semplice: i mezzi di comunicazione di massa sono di
>proprieta' delle stesse persone e degli stessi gruppi che fanno i soldi
>sulle istanze che causano la protesta (guerra, fame, lavoro minorile,
>commercio iniquo e cosi' via). Tali mezzi non permetteranno che si parli
>della necessita' di un cambiamento sociale, ne' spiegheranno mai le cose
dal
>nostro punto di vista. Smettete di preoccuparvene: siete voi che dovete
>essere preparati a parlare alle persone, i media non faranno questo lavoro
>per voi.
>*
>1) Cosa state tentando di cambiare, e perche'? Chi intendete raggiungere?
>Faro' un banale esempio: state tentando di convincere il locale "capo" di
un
>gruppo di estrema destra ad abbandonare i propri convincimenti razzisti?
>Molto probabilmente e' una perdita di tempo, in questo momento. Ma se
>parlate della questione ad altre persone, potreste avere successo. Pensate
>alla vostra comunita', a come e' composta, e dividetela in uno spettro di
>cinque spicchi, andando dai gruppi piu' "conservatori" a quelli piu'
>"progressisti", ovvero da quelli che sono in forte disaccordo con voi a
>quelli che vi sono piu' vicini. Per ottenere che una comunita' e le
>politiche ad essa relative cambino non e' necessario portare tutti i gruppi
>e le persone nello spicchio numero 5: basta che tutti i gruppi e le persone
>si muovano di un solo passo verso di voi sulla scala 1-5. Inoltre, ad
>esempio, se solo quelli che sono al centro si muovono di un passo verso di
>voi, i conservatori piu' oltranzisti si trovano isolati (ed e' una
posizione
>che non piace a nessun gruppo o partito). Riflettete sulle persone e le
>associazioni che conoscete, parlate dapprima a chi vi e' piu' familiare
>(parenti, amici, colleghi, vicini di casa), e se magari queste persone non
>se la sentono di partecipare all'azione che proponete loro, non deducete
per
>questo che non siano d'accordo con voi. Possono avere delle buone ragioni,
>chiedete loro di spiegarvele, e possono desiderare di esprimersi o di
>sostenervi in modi diversi, altrettanto proficui.
>*
>2) Sforzatevi di conoscere le persone con cui desiderate comunicare.
>La prima cosa da fare e' ascoltare le persone che volete convincere ed
>apprendere le loro preoccupazioni e le loro idee: se non ve ne importa
nulla
>dei loro convincimenti, perche' queste persone dovrebbero perdere tempo ad
>ascoltare i vostri? Se cio' che desiderate e' fare di loro dei seguaci
>acritici o dei portatori d'acqua, le persone a cui parlate se ne
>accorgeranno e rigetteranno assieme al contatto con voi le istanze di cui
>volevate renderli edotti. La maggior parte delle persone cambia i propri
>convincimenti politici e sociali con lentezza, e solo in un contesto di
>esperienze condivise con altre persone di cui si fidano e di cui hanno
>stima.
>Ogni comunita' ha il proprio grappolo di eventi speciali e di gruppi che
>sono parte importante e condivisa della vita della comunita' stessa. Sagre,
>festivita' locali, attivita' di volontariato, iniziative scolastiche, ecc.,
>sono tutti momenti in cui la comunita' si identifica come tale (e
>l'identificazione e' tanto piu' stretta quanto piu' piccola e' la
>comunita'). Se vogliamo che la gente si interessi degli eventi speciali che
>noi creiamo in relazione alle nostre istanze, e' assai utile che noi per
>primi si mostri interesse per gli eventi che ci sono gia', anche se essi
non
>hanno relazione con il cambiamento sociale. Partecipare alla sagra del
>paese, magari con un nostro banchetto informativo, aiuta a smentire l'idea
>che gli attivisti e le attiviste vengano "da fuori", o siano troppo
>"differenti" da tutti gli altri, o che siano quei "quattro intellettualoidi
>snob" e cosi' via. Partecipare alla vita della comunita' e' un passo
>importante per creare la relazione e la fiducia con le persone a cui
>desideriamo parlare.
>Un'altra necessita' e' il confrontarci con la nostra attitudine (e i nostri
>pregiudizi) verso coloro che hanno idee conservatrici o non sono
>politicamente attivi. Chi e' nato in una famiglia "progressista" o molto
>colta, o frequenta solo ambienti simili, puo' aver bisogno di mettere
>particolare cura in questa riflessione: troppo spesso, infatti, gli
>attivisti credono che chi non condivide le loro preoccupazioni, passioni ed
>idee politiche sia per forza stupido, connivente o ignorante. Il
>ragionamento e': se "loro" fossero abbastanza intelligenti, acuti,
>moralmente integri, ecc. da vedere le cose dal nostro punto di vista,
>sarebbero d'accordo con noi. Dobbiamo fare molta attenzione a non
>trasmettere l'idea che stiamo "diffondendo il verbo" perche' siamo
>"superiori". Se parliamo con persone che non appartengono al nostro
>ambiente, che sono poco scolarizzate, che non hanno mai visitato un paese
>straniero, usare il nostro gergo colto e parole straniere serve solo a
>marcare la divisione fra cio' che noi sappiamo e loro non sanno. Questo e'
>uno dei modi peggiori di prospettare il cambiamento, e poche cose sono piu'
>controproducenti di questa se desideriamo farci ascoltare. Per finire,
>dobbiamo mettere attenzione nel non presentare le nostre critiche come
>aggressioni verbali e nel non farci etichettare come rabbiosi "odiatori di
>professione".
>*
>3) Cosa dite dopo "buongiorno" o "ciao"?
>Bene, fate parte di una qualsiasi comunita' o gruppo dove sentite che la
>maggior parte delle persone non e' d'accordo con voi. Avete partecipato
alle
>attivita' di queste persone e avete ascoltato le loro opinioni. Come
>cominciate la conversazione?
>Il mio suggerimento e': basandovi sulle cose che vi connettono ad essi. Gli
>esseri umani hanno in comune molti interessi e preoccupazioni, anche se li
>esprimono in modo differente. Ad esempio, tutti vogliamo "il meglio" per i
>nostri figli o i nostri nipotini, tutti in genere vogliamo che dei bambini
>si abbia cura, e saranno veramente pochi quelli che definiranno l'aver cura
>solo in termini materiali. Tutti desideriamo che le nostre comunita' siano
>luoghi sicuri per noi e i nostri bambini; tutti desideriamo vivere in case
>decenti e avere abbastanza da mangiare. Il passo a cui potete invitare i
>vostri interlocutori e' il rendersi conto che ciascuno, nel mondo, vuole
>queste medesime cose per se' e per la propria famiglia. Se cominciate a
>spiegare una situazione nazionale o internazionale partendo dal contesto
>locale, ed esprimendola nei termini delle comuni preoccupazioni umane,
sara'
>ben difficile che qualcuno non capisca o si dica contrario. Questo vi
serve,
>inoltre, a stabilire un terreno comune fatto di valori e fiducia
>interpersonale, l'unico terreno su cui le convinzioni e i pregiudizi
mutano.
>Un altro fattore che puo' aiutarvi e' il saper individuare i "momenti
>chiave" nella vita della comunita'. Se le persone che conoscete sono
>preoccupate per la costruzione del nuovo inceneritore in citta', esse si
>trovano in una condizione ricettiva, adatta ad apprendere qualcosa di piu'
>rispetto ai danni ambientali ed agli astronomici profitti legati allo
>stoccaggio e alla distruzione dei rifiuti. Se i contadini locali stanno
>perdendo danaro e terreni a causa di contratti che sono forzati ad
accettare
>dallo strapotere delle grosse aziende alimentari, sono pronti ad imparare
>come il controllo della produzione di cibo, posto in sempre meno mani, dia
>quale risultato l'aumento della fame nel mondo.
>Sappiate cogliere questi "momenti chiave", in cui le persone sono disposte
a
>fare qualcosa di piu' del solito. E' probabile che molte di tali persone
>tenteranno di agire per conseguire quello che percepiscono come il loro
>interesse immediato. Il vostro lavoro e' espandere i confini di questo
>interesse: traete esempi e fatti dalle loro esperienze, e proiettateli
>nell'istanza globale.
>*
>4) Evitate gli attacchi personali.
>Nelle comunita' molto piccole, dove tutti o quasi si conoscono e sono amici
>o parenti, offendendo qualcuno irriterete anche molti di questi ultimi.
>Ma questo e' valido anche su scala nazionale. Poniamo che io partecipi ad
un
>sit in per la pace in cui vengono persone con cartelli o striscioni che
>definiscono Bush un assassino e Berlusconi un lacche' di quest'ultimo:
>premesso che posso concordare con tali sintesi, preferisco portare al sit
in
>altri segni, scritti e simboli.
>Perche'? Innanzitutto perche' voglio incarnare una visione alternativa e
non
>semplicemente biasimare l'esistente. E in secondo luogo, ma non meno
>importante, per permettere anche a chi ha votato Berlusconi, o ha pensato
>che Bush non avesse poi torto, di partecipare al sit in: non desidero
>mettere costoro nella classica posizione della ragazza o ragazzo il cui
>fidanzatino o fidanzatina non piace ai genitori (sapete come va: piu' i
>genitori trovano difetti e biasimano, piu' noi irrigidiamo la nostra
>scelta). Se noi attacchiamo i leader politici dal lato personale, la gente
>che li ha sostenuti o ha votato per loro sara' forzata a difendere la
>propria scelta. Per favore, non mettete le persone in situazioni in cui
>sentono di dover difendere Bush o Berlusconi...
>*
>5) Siate molto attenti nell'uso che fate del linguaggio.
>Usate parole che esprimano chiaramente chi siete, cio' in cui credete, per
>cosa lavorate.
>Tenete presente che ci sono termini, comuni nel gergo di alcuni gruppi, che
>assumono significati assai diversi per le altre persone. Voi potete
sentirvi
>gratificati dall'usare un frasario di potenza ("guerra alla guerra", "siamo
>un esercito di sognatori", ecc.), ma io che sono antimilitarista me ne
sento
>respinta e provo un intenso sentimento di frustrazione nel constatare che
il
>linguaggio degli attivisti troppo spesso non e' diverso da quello dei
>dominatori.
>Un'altra trappola da evitare e' l'uso di termini stereotipati, che porta ad
>un'effettiva difficolta' di comunicare, poiche' funge da filtro percettivo
>rispetto alla persona o alle persone che abbiamo arbitrariamente
etichettato
>con lo stereotipo. Noi possiamo non rendercene conto a prima vista, ma
>persone che dicono di se stesse "sono un conservatore" o "sono un moderato"
>non necessariamente rispondono all'idea che noi abbiamo dei conservatori e
>dei moderati: se proviamo ad ascoltarli con orecchie sgombre dal
pregiudizio
>spesso abbiamo delle piacevoli sorprese.
>*
>6) Fate attenzione alle cause che sembrano provocare conflitti.
>Molte persone non hanno mai appreso che il conflitto puo' essere agito
>positivamente e ne vedono solo le possibilita' distruttive. Questo e'
>particolarmente vero nelle piccole citta' o nella comunita' rurali, dove le
>persone hanno relazioni molto piu' strette di quelle che possono avere gli
>abitanti di una grande citta'.
>Chi vive in comunita' altamente orientate alla relazione e' spesso assai
>spaventato dal conflitto. Esempio: se io appartengo ad una comunita' di
>questo tipo, e faccio qualcosa che viene ritenuto spiacevole, cio' non mi
>verra' detto direttamente. Si preferira' parlarne con qualcuno che mi e'
>vicino, che e' mio amico o parente, ecc., adottando un modo di gestire la
>situazione che non appaia minaccioso e che salvi comunque la relazione.
>Questo, in una societa' d'altro genere, viene percepito come una pugnalata
>alla schiena ed un fallimento della capacita' di comunicare, ma ricordate
>che comunque alcune persone valutano il mantenimento della relazione piu'
>delle istanze, che siano d'accordo o meno con esse.
>*
>7) Qualsiasi cosa dite o fate, pensate a come cio' suona o appare a coloro
>che non sono direttamente impegnati sull'istanza, che non sono attivisti,
>che non partecipano ai vostri incontri e gruppi.
>State usando il gergo degli "iniziati" o dei "sapienti"? State usando un
>mucchio di abbreviazioni o sigle che la maggior parte delle persone non
>conosce? Solo perche' presumete che ormai tutti sappiamo cosa significa Wto
>[l'Organizzazione mondiale del commercio], questo non significa che
sappiano
>anche da chi e' formato, cosa fa, su cosa ha influenza. Il vostro frasario
>e' esplicativo o serve a separarvi da coloro che non hanno frequentato
>l'universita' o non sono mai usciti dalla loro regione? Le vostre maniere
>sono quelle di una persona amichevole che intende condividere con altri le
>proprie idee e preoccupazioni, o sono quelle del "non hai capito niente e
>adesso ti dico come devi cambiare la tua vita"?
>Molti individui non sanno cosa c'e' dietro i titoli delle notizie, molti le
>ascoltano senza quasi badarci, molti comprendono che c'e' un retroscena ma
>non vogliono approfondire tale conoscenza, per timore di dover cambiare la
>propria visione del mondo (e di sentirsi colpevoli o sbagliati). Non
>aspettatevi che la gente cambi idea a causa di un solo evento, o di un solo
>contatto con voi. Il vostro stesso processo di comprensione ha avuto un
>inizio e uno sviluppo, ha comportato da parte vostra fatica,
>approfondimento, passione. Date alle persone il tempo per capire e
>riflettere.
>*
>8) Evitate di sommergere la gente di istanze (oggi volantinaggio per x,
>domani corteo per y, dopodomani protesta contro z, ecc.).
>Rischiate altrimenti parecchi contraccolpi: l'esaurimento degli
>organizzatori, l'allontanamento degli attivisti, la scarsa incisivita'
>rispetto alle istanze, perche' e' impossibile approfondire dieci
>problematiche diverse in una settimana e quindi e' difficile risultare
>convincenti all'esterno. Ultimo, ma non minore, rischiate di mostrare a chi
>volete convincere ad unirsi a voi un universo spaventoso, in cui tutto e'
>troppo grande, troppo veloce, troppo al di fuori dalla portata di un
ritorno
>reale. Un universo in cui l'apporto di lui o lei e' davvero piccolo,
>insignificante, forse inutile (anche perche' dovendo fare tante cose,
>quand'e' che troverete il tempo di ascoltare questa persona? E poi, volete
>ascoltarla? O e' sufficiente che prenda il suo pacco di volantini e guai se
>solleva un dubbio su quel che c'e' scritto?).
>E' molto importante, invece, mostrare a questa persona una gamma di
>possibilita' e di azioni: per avere, poniamo, del cibo sano non interessato
>da ogm, la protesta di strada non e' l'unico sistema. Si puo' mandare una
>petizione al governo, chiedere via lettera, mail o telefono maggiori
>controlli e leggi adatte, evitare i fast-food, studiare una forma di
>azionariato popolare che salvi la nostra vecchia osteria e impedisca a
>McDonald di comprarsi anche quella. Ricordate: non e' necessario che il
>metodo di azione sia esattamente quello che voi preferite, per ottenere un
>risultato. Anche se voi desiderate mantenere la scelta che avete fatto,
>altre persone possono essere produttive per l'istanza scegliendo di fare
>altro.
>*
>9) Ognuno ha bisogno di sostegno.
>Generalmente, noi esseri umani viviamo e lavoriamo in gruppi, in cui
>troviamo conforto, rassicurazione, ritorno identitario. Per far diventare
>una nuova idea o attitudine pratica consolidata, la maggior parte delle
>persone ha bisogno di un gruppo di supporto. Puo' ad esempio essere
>necessario formare un nuovo gruppo attorno ad una particolare istanza
>locale: e comunque non aspettatevi che le persone accettino il cambiamento
>da sole. Il pensiero e l'azione politica non si formano nel vuoto e voi
>avete bisogno che esse divengano potere condiviso e democrazia partecipata
>se volete tradurle in risultati concreti.
>*
>10) Abbiate fiducia nella saggezza dei vostri simili, quelle comuni ed
>ordinarie persone che vi passano accanto per strada.
>Per la maggior parte delle loro vite, come voi e me, compiono scelte
>intelligenti, amano, cercano di avere una relazione sensata con il mondo.
>Sono parte della soluzione, non parte del problema. Se vi avvicinate a loro
>convinti del loro valore e della loro capacita', benche' siano in apparenza
>cosi' differenti da voi, avete gia' guadagnato qualcosa sulla strada di una
>comunicazione efficace.
>[...]
>LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO
>
>Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
>Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
>Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
>Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac(a)tin.it
>
>Per non ricevere piu' questo notiziario e' sufficiente inviare un messaggio
>con richiesta di rimozione a: nbawac(a)tin.it
>
>Numero 576 del 24 aprile 2003
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